lunedì 17 giugno 2013

Imu, al traguardo l'acconto di giugno. Ecco chi paga e chi no

La battaglia dell'Imu è cominciata con una tregua "armata". L'incontro-scontro tra il partito degli oppositori - che ha giocato la sua campagna elettorale sulla (improbabile) abolizione totale e sull'ancora più difficile restituzione di quella pagata nel 2012 - e l'ampio schieramento preoccupato della tenuta dei conti pubblici si è concluso con un rinvio. Il governo prende tempo e fa slittare la rata di giugno per le prime case scommettendo su se stesso (coi soldi dei contribuenti): se entro il 31 agosto non riuscirà a varare una riforma generale della fiscalità immobiliare l'acconto Imu dovrà essere pagato il 16 settembre.

Ancora vago quello che sarà l'asse portante della nuova fiscalità sul mattone. Si ipotizza la deducibilità dell'Imu dal reddito ma solo per le imprese. Ma soprattutto bisognerà trovare un modo per scongiurare la stangata di dicembre quando oltre alla seconda rata dell'Imu le famiglie si troveranno anche a pagare la nuova Tares.

CHI SLITTA...

In attesa di vedere come andrà a finire, salta l'appuntamento fiscale di giugno per quasi 20 milioni di abitazioni principali, da cui sono escluse però le abitazioni considerate di pregio. Dovranno invece pagare puntualmente entro il 17 giugno tutte le seconde case e gli immobili commerciali (uffici, negozi, capannoni industriali). Vediamo più in dettaglio come funziona il primo appuntamento 2013 con l'Imu.

Non pagano l'Imu a giugno le abitazioni principali cioè quelle in cui il possessore ha la residenza o la dimora e le relative pertinenze (box, cantine ecc.). Sono considerate "abitazione principale" anche le case:

dei due coniugi se questi hanno residenze diverse o la casa assegnata al coniuge separato;
di anziani ricoverati permanentemente e residenti in case di ricovero (ma a discrezione del comune);
dei residenti all'estero iscritti all'Aire (sempre a discrezione del comune)

... E CHI PAGA SUBITO
Non tutte le prime case però. Non sono esentate le seguenti categorie catastali, anche se utilizzate come abitazioni principali:

A/1: abitazione signorile in zone di pregio con caratteristiche superiori;
A/8: ville con parco o giardino in zone di pregio;
A/9: castelli o palazzi con pregi artistici o storici.

Un'esclusione che ha una sua logica. Peccato che le classificazioni sul territorio siano tutt'altro che omogenee (a Bergamo risultano catastalmente molti più palazzi storici di Firenze, ad esempio).

A parte queste eccezioni ristrette, dovranno pagare senza scampo entro il 17 giugno, e con le differenti aliquote stabilite da ciascun comune, altri 35 milioni di immobili. Ecco le tre grandi categorie con il coefficiente di rivalutazione cioè il moltiplicatore della rendita catastale per determinare la base imponibile sulla quale calcolare l'imposta.

ImmobileCoefficiente di rivalutazione
 Seconde case (cioè tutte quelle che non sono abitazioni
 di residenza) che siano affittate o sfitte (molti comuni
 prevedono aliquote differenti).
 Sono oltre 13,8 milioni su tutto il territorio nazionale
160 per tutte
 Uffici, negozi, laboratori, nonché magazzini, box, cantine
 ecc. che non sono pertinenze di abitazioni principali.
 Sono circa 13 milioni.
160 per magazzini (C/2) e box (C/6)
140 per laboratori (C/3)
80 per uffici (A/10)
50 per negozi (C/1)
 Capannoni industriali, edifici di banche e assicurazioni,
 alberghi, cinema e teatri ecc., cioè tutti gli immobili produttivi
 della categoria catastale D.
 Sono più di 10 milioni.
 65 per tutti, tranne
60 per banche e assicurazione (D/5)
(A.D.M.)

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